Ddl Concorrenza: privatizzazione servizi pubblici, sciopero dei tassisti e lo “strano caso” del Responsabile Italia di Uber

Ddl Concorrenza: privatizzazione servizi pubblici, sciopero dei tassisti e lo “strano caso” del Responsabile Italia di Uber

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Mario Draghi, col Ddl per il Mercato e la Concorrenza, sta portando a termine il “programma di governo” che insieme all’allora Presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, aveva scritto nella famosa e controversa lettera inviata il 5 agosto 2011 al Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale, poco dopo, sotto pressione di evidenti e imbarazzanti manovre finanziarie (spread altissimo) e giochi di potere della politica internazionale e nazionale, fu costretto a dimettersi per lasciare posto al governo dei tecnici di Mario Monti.

 

Purtroppo (per quelli che ci speravano) Monti non riuscì a portare a pieno compimento le richieste ultraliberiste inserite in quella lettera, che avrebbero smantellato gran parte dei servizi pubblici essenziali per metterli in mano a grandi imprese private e multinazionali.

 

Ora ci sta pensando Draghi stesso a realizzarle, dato che era stato lui a scriverle.

 

Dettare, da parte della BCE, a un presidente del Consiglio, vari punti su cui dover agire, indicandone i modi, i tempi e perfino gli strumenti legislativi da adottare per realizzarli, è un qualcosa che stravolge qualsiasi principio di sovranità nazionale, a meno che non si è una colonia sottomessa al giogo di una potenza straniera.

 

Ma sappiamo bene che ora le “potenze straniere” che in occidente dettano legge alle loro colonie sono i grandi fondi d’investimento – con lo scopo di agevolare le multinazionali sulle quali hanno puntato i loro capitali – oppure sono quelli della Gig economy o anche chi detiene un enorme potere finanziario, come la Goldman Sachs, di cui Draghi è stato Vicepresidente per l'Europa.

 

L’attuale Ddl Concorrenza, che inciderà in modo drammatico sullo smantellamento dei servizi pubblici, a discapito, ovviamente, delle classi meno abbienti, non fa altro che mettere in pratica una delle voci inserite da Draghi e Trichet in quella famosa lettera del 2011:

 

«È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala».

 

Per capire, in parte, quello che il Ddl Concorrenza significa, c’è una approfondita analisi, divisa in 10 punti, di Marco Manunta (già presidente di sezione del Tribunale di Milano) pubblicata a febbraio sulla rivista online Questione Giustizia.

 

Marco Manunta, ci ricorda che “il governo intende eliminare tutte le gestioni pubbliche dei servizi locali, […] che, sottratti “finalmente” ai Comuni, verranno messi sul mercato. Il tutto in un silenzio assordante del mondo politico e di tutti i partiti.”

 

Per quanto riguarda le reti idriche, ci dice che “il 7 dicembre del 2020, per la prima volta, l’acqua è stata quotata in borsa a Chicago. L’iniziativa è stata promossa dalla BlackRock, da molti definita il più potente fondo di investimento internazionale.”

 

BlackRock detiene anche “il pacchetto di controllo delle maggiori case farmaceutiche mondiali, in particolare di quelle che producono i vaccini anti-Covid 2019. In pratica, i profitti ricavati dalla speculazione sull’acqua e quelli ottenuti dalle forniture di vaccini finiscono e finiranno a questi fondi di investimento per essere ripartiti fra i rispettivi azionisti.”

 

Dunque, i nostri servizi pubblici fondamentali finiranno in mano alla speculazione finanziaria?

 

Come pubblicato a maggio su Micromega, anche gli attivisti del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua pensano proprio di sì, spiegando che questo Ddl Concorrenza è “un manifesto ideologico che, dietro la riproposizione del mantra “crescita, competitività, concorrenza”, si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali, dall’acqua all’energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, dalla sanità ai servizi sociali e culturali, fino ai porti e alle telecomunicazioni;

Uno dei punti che nei due articoli citati non viene approfondito è quello della liberalizzazione del trasporto pubblico, ma sarà proprio questo argomento che da domani porterà l’attenzione dell’opinione pubblica sul Ddl Concorrenza, perché il 5 e il 6 luglio ci sarà il fermo nazionale dei tassisti, che da tutta Italia si ritroveranno a manifestare a Roma.

 

Oggi, per scongiurare lo sciopero, i rappresentanti sindacali della categoria saranno ricevuti dalla Viceministra Teresa Bellanova nel tentativo di trovare una mediazione, ma come riportano alcuni di loro, questo si potrà revocare solo se otterranno lo stralcio dell’articolo 10 [ex art.8].

 

I motivi per cui i tassisti hanno indetto il fermo nazionale sono vari, e sono gli stessi che ho ricordato il passato novembre in un articolo dal titolo “Taxi, sciopero nazionale: Quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto”[1]

 

Capire la loro protesta non significa pensare che i tassisti siano esenti da critiche e che il servizio non si debba migliorare, ma non è certo con lo smantellamento del servizio pubblico e l’apertura alla famosa azienda californiana che si abbasserebbero i costi per l’utenza, perché è di questo che si tratta, mettere nelle mani di Uber il “mercato” del trasporto pubblico non di linea.

 

Se questo accadesse, con la sua enorme potenza economica, di marketing e di lobbying, sarà poi un giogo da ragazzi, per la multinazionale, conquistare il monopolio del servizio.

 

Raggiunto ciò, si sentiranno liberi di aumentare la percentuale di denaro da sottrarre al driver sulla corsa effettuata (il nuovo caporalato delle app). Un'altra cosa, di non poco conto per l’utente, è che non esiste per Uber una tariffa amministrata, perché con la prenotazione attraverso la loro app, in base alla crescita della domanda, l’algoritmo aumenterà ancor di più il costo del servizio.

 

Basta poco per capire come funziona: poca richiesta, costo allineato alla tariffa attuale dei taxi; alta richiesta, costo più elevato; altissima richiesta, costo molto più elevato.

 

Con Uber c’è la legge del mercato (domanda-offerta) che stabilisce il prezzo, ma logicamente non scende mai sotto al “costo base”.

 

Questo che segue è uno screenshot di una prenotazione per un tragitto dal Colosseo all’aeroporto di Fiumicino, pubblicato sui social nel giorno che i tassisti avevano parzialmente sospeso il servizio con delle assemblee spontanee contro il Ddl.


 

Avendo difficoltà a trovare un taxi, le prenotazioni per il trasporto con noleggio con conducente (Ncc), tramite Uber erano di molto aumentate.

 

Come si può vedere, in poche ore i costi del servizio sono arrivati a raggiungere un minimo di 100,20 € (il doppio del costo con un taxi) a un massimo di 163,40 (più del triplo).

 

Nella tabella dei costi amministrati del servizio pubblico taxi, del Comune di Roma, si può leggere che per andare all’aeroporto di Fiumicino, partendo da qualsiasi punto all’interno delle Mura Aureliane (centro storico), la tariffa predeterminata è di 50 €. Questa rimane sempre invariata, a prescindere dalla crescita della domanda e dall’orario (giorno o notte).

 

Prendendo in considerazione questi dati, vengono forti dubbi pensare che il vero motivo di voler liberalizzare il trasporto pubblico sia per agevolare l’utenza, soprattutto quando le richieste avanzate dai rappresentati sindacali dei tassisti, per un tavolo di confronto con il governo, sono state per lungo tempo ignorate, mentre Gabriele De Giorgi (da marzo 2018 “Responsabile delle politiche pubbliche Italia” per Uber) veniva ricevuto in parlamento.

 

Nel 2020 gli è stata concessa perfino un un’audizione alla Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati, dove cercò di convincere gli astanti di quanto fosse necessario anche in Italia una liberalizzazione del trasporto pubblico non di linea, e di quanto Uber potesse essere protagonista essenziale in questo scenario.

 

Ma chi è Gabriele De Giorgi?

 

Nel 2016 ce lo spiegava Maria Teresa Conti su un articolo del “il Giornale”.

 

Classe 1982, figlio del capo di Stato maggiore della Marina militare Giuseppe De Giorgi.

 

Renziano, renziano che più renziano non si può. Quasi più dello stesso Matteo originale. Segretario particolare di un sottosegretario molto caro a Renzi, Domenico Manzione.

 

Nel giugno del 2013 fa il grande salto al ministero.

 

Diceva di sé stesso: “Nel 2012 ho scelto di impegnarmi a sostegno del progetto di rinnovamento, e perché no, di rottamazione rappresentato da Matteo Renzi. Ho collaborato direttamente alla campagna per le sue primarie lavorando nel comitato nazionale per le primarie [del PD]”.

 

Il 2 giugno del 2014, fonda i «Patrioti del PD», una sorta di pensatoio del Partito della Nazione, anzi del “Partito della Repubblica” che De Giorgi junior teorizza per far riappropriare la sinistra della parola “patria” [sic!]

 

De Giorgi indica il 2006 come anno d'inizio della sua professione di «consulente politico, lavorando poi a fianco di diversi parlamentari del PD.

 

Da quanto riportato, stiamo difronte all’ennesimo caso di revolving doors, porte girevoli dove dalla politica si passa alle multinazionali, oppure alle grandi banche o istituti pubblici e privati, e viceversa, come il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi insegna.

 

Ci domandiamo perché, una grande multinazionale come Uber, tra tanti eccellenti manager italiani con esperienze a livello internazionale, nel 2018, abbia scelto proprio un uomo del PD come suo “Responsabile delle politiche pubbliche per l’Italia”.

 

Ce lo domandiamo soprattutto perché nel suo curriculum pubblicato appena 4 anni prima sul sito del Ministero dell’Interno non spicca nessuna esperienza in quel campo, e sotto la voce “Esperienza professionale” c’erano solo queste poche righe:

 

Da giugno 2006 alla data attuale: Consulente politico

 

Dal 29 aprile 2008 al 15 marzo 2013: Collaboratore parlamentare

 

Dal luglio 2011 al gennaio 2012: Responsabile organizzazione Cc.re.eu (Comitato referendario per il ripristino dei collegi uninominali)

 

Dal marzo 2009 al giugno 2009. Responsabile organizzazione Co.R.EI (Comitato Referendario Legge elettorale)

 

Mentre alle voci “Competenze organizzative e gestionali” e a quella delle “Competenze professionali” non c’è proprio scritto nulla, il rigo è rimasto in bianco.

 

Viene il dubbio che la scelta sia stata fatta perché, se io faccio un favore te, tu poi me ne dovrai fare uno a me.

 

Tanto per semplificare e dirla facile, quale cosa migliore, per Uber, avere nella sua azienda un uomo legato a Renzi e al PD, quando in Italia il futuro operativo della multinazionale dipende dalle decisioni che prenderanno i partiti in parlamento.

 

Ma noi rimaniamo degli inguaribili romantici, e non pensiamo che sia così, perché crediamo sempre nella buona fede del governo e delle multinazionali che, senza alcun dubbio, con questo Ddl Concorrenza stanno operando per il bene e gli interessi dei cittadini italiani… così ci raccontano.

 

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[1] ArticoloTaxi, sciopero nazionale: Quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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