Dagli Usa accusano Cuba di “incarcerare bambini”, ma loro “ne arrestano 2.000 al giorno e gli danno l’ergastolo”

Dagli Usa accusano Cuba di “incarcerare bambini”, ma loro “ne arrestano 2.000 al giorno e gli danno l’ergastolo”

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A Cuba sono in corso i processi per le violenze verificatesi durante le proteste avvenute tra l’11 e il 12 luglio 2021. Guardando solo i primi 60 secondi di questo video, e un altro che troverete a fine articolo (da non perdere), si può capire che quelle proteste, di pacifico, avevano ben poco. Ora, a seguito di queste violenze, sono in corso vari processi, e pochi giorni fa importanti media internazionali hanno dato notizia che il sistema giudiziario cubano violerebbe i diritti di “bambini e adolescenti, bersaglio della repressione e delle vessazioni del regime di Castro."

Queste accuse sono state prese da un comunicato del ‘Center for a Free Cuba’ (Centro per una Cuba Libera), organizzazione creata negli Stati Uniti e con sede a Washington, che ha il solo compito di “monitorare” quello che accade nell’isola caraibica.

Sulla connivenza di alcuni media nel diffondere la notizia; su chi fu il ‘Capo staff’ del ‘CFC’; sul perché è stata creata questa organizzazione; quali personaggi sponsorizza; da chi viene finanziata e quale sia la sua reale missione l’ho spiegato bene in un articolo da poco pubblicato, di cui questo ne è il naturale prosieguo.

In quell’articolo ho riportato tutte le gravi accuse che il ‘CFC’ ha rivolto al sistema giudiziario cubano, esortando la comunità internazionale “a intercedere con forza” sul governo di Cuba.

Prima di continuare ad evidenziare alcune cose, voglio chiarire che io non conosco quale sia veramente la realtà dei processi nelle aule dei tribunali cubani. Come non so se ci siano o meno abusi e condanne che non rispecchiano la gravità del reato. Non escludo nulla, in qualche caso potrebbe anche essere avvenuto, non lo so.

Quello che però cerco di capire è se tutte queste accuse sulla violazione dei diritti umani, sulla repressione, sull’abuso di minori, ecc…, ecc…, siano vere o corrispondono a menzogne. E ogni volta che approfondisco i diversi temi che i media portano alle cronache, il risultato è che al 90% risultano menzogne.

Per esempio, la Procura della Repubblica di Cuba in un suo comunicato, nel quale fa un dettagliato resoconto della situazione processuale, esclude categoricamente qualsiasi condanna che possa portare in prigione dei minori.

Con questo non voglio dire che io creda ciecamente a tutto quello che dicono le istituzioni cubane, anche se, conoscendo abbastanza bene la realtà di quell’Isola, non ho troppa difficoltà a valutare quale delle due versioni si avvicini più all’oggettiva verità.

Per far capire quanto siano strumentali le allarmanti accuse nei confronti di Cuba e del suo sistema giudiziario, porto qualche dato che riguarda Paesi delle democrazie occidentali.

Iniziamo con l’Italia, dove la responsabilità penale inizia a 14 anni, e così è anche in Spagna; mentre nel Regno Unito scende addirittura a 10 anni.

Sapete a che età inizia a Cuba? A 16 anni.

Discorso a parte si deve fare per gli Stati Uniti, la“più grande Democrazia del mondo” (come da un secolo a questa parte ci hanno raccontato), perché su di loro ci sono da elencare un po’ di numeri.

Il “Messaggero” del 30/9/2019: “Usa, niente età minima per finire in prigione. L'FBI: «Dal 2013 arrestati 30mila bambini sotto i dieci anni».

“Quasi 30mila bambini under 10 sono finiti in manette. Il periodo d'esame va al 2013 al 2017. Il numero sale alle stelle per la fascia di età tra i 10 ed i 12 anni: quasi 230mila.

Degli Stati Uniti 34 Stati non hanno un'età minima per la delinquenza minorile mentre gli altri l'hanno fissata a dieci anni. In 24 stati invece non c'è un'età minima per trasferire i casi di delinquenza minorile ad un tribunale penale per adulti”

In una pubblicazione del 2018, la ‘Anadolu Agency’, scrive che La Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha indicato che “200.000 minori vengono processati come adulti negli Stati Uniti ogni anno. E In queste strutture per adulti “hanno una probabilità cinque volte maggiore di subire abusi o stupri sessuali rispetto a quelli che si trovano in strutture per minori”. 

Non conosco ora i dati aggiornati, ma nel 2015, come scriveva ‘El Mundo’, negli Stati Uniti c’erano quasi 3.000 minori a scontare l'ergastolo senza possibilità di libertà condizionale […] condannati a morire in carcere, senza considerare la loro età o le circostanze del crimine che hanno commesso”.

«Gli Stati Uniti sono l'unico Paese al mondo che condanna i minorenni all'ergastolo e fino al 2005 potevano anche essere condannati a morte».

Oltre a questi dati voglio segnalare anche due video. Avverto che sono immagini che fanno male all’anima.

Il primo è con un bambino di 8 anni con “disturbi da deficit di attenzione”, il quale è stato perquisito, ammanettato e portato in un ufficio di Polizia. Si è poi scoperto che gli hanno fatto anche il tampone per prelevare il DNA, le foto segnaletiche e preso le impronte digitali. Tutto questo per aver “preso a pugni sul petto” un insegnante.

Nel secondo c’è una bambina di 6 anni , il suo nome è Kaia. Mentre piangeva supplicava al poliziotto con queste parole “No, le manette non le voglio, non mettermele. Aiuto! Io voglio restare nella mia scuola”. I suoi polsi saranno invece ammanettati. E mentre viene messa in macchina, con la voce rotta dal pianto, grida: “Vi prego, no! Datemi almeno una seconda chance. Per favore, per favore… lasciatemi andare”.

Una bambina di 6 anni. E questo solo per aver “preso a calci” un insegnante.

Però, negli Stati Uniti, c’è ‘The Washington Post’ che non si preoccupa di denunciare gli orrori che accadono nel suo Paese, e il 27 gennaio pubblica un articolo col titolo: “Uccisioni extragiudiziali a Cuba”, mentre il senatore repubblicano Marco Rubio invia una lettera all‘Unicef esortandola “a proteggere i bambini cubani detenuti dopo le proteste di luglio”.

Dopo aver elencato quello che accade nel “Paese delle libertà”, e aver dato voce, con il precedente articolo, alle tante accuse che i media internazionali e il ‘Centro per una Cuba Libera’ hanno rivolto al sistema giudiziario cubano, penso sia corretto chiudere questo articolo dando conto anche del comunicato emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Cuba e diffuso dall’Agenzia Cubana di Notizie.

In questo caso, parlando di minori, dal comunicato riporto solo i dati che riguardano tutti gli imputati che non superano i 20 anni di età, quindi ben al di sopra della responsabilità penale che è di 16 anni.

La Procura Generale di Cuba: «È dovere informare il popolo e l'opinione pubblica internazionale sulla risposta legale data ai gravi eventi accaduti l'11 luglio 2021:

Ai tribunali sono stati presentati in totale 110 fascicoli con 710 imputati in attesa di giudizio.

Di questi, 115 hanno un'età compresa tra i 16 e i 20 anni, e per loro è stata decisa l'azione penale per la gravità dei fatti commessi e per la loro comprovata partecipazione:

  • 55 hanno un'età compresa tra i 16 ei 18 anni, di cui 28 con provvedimento di custodia cautelare. Sulla base delle possibilità offerte dalla legge […] la Procura ha modificato la richiesta delle sanzioni penali, con altre di minore entità.
  • Inoltre, 60 di questi hanno un'età compresa tra i 19 e i 20 anni, di cui 41 con provvedimento di custodia cautelare».

Questi sono i dati e i numeri rilasciati dalla Procura Generale e, come si può constatare, nessun minore è sotto procedimento penale, perché a Cuba nessun minore può essere condannato al carcere.

P.S. Concludo con questo video di “Cubainformación”, che consiglio di vedere fino all’ultimo minuto. (Si possono selezionare anche i sottotitoli in italiano).

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Articolo precedente: La delirante accusa sui minori fatta dal “Centro per una Cuba Libera”: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_delirante_accusa_del_center_for_a_free_cuba_nei_processi_repressione_su_bambini_e_adolescenti/42370_45048/

In questo video, i primi 60 secondi con le immagini delle violenze dell’11 luglio: https://www.youtube.com/watch?v=wjxwOVbmQUQ&t=33s

 

 

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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